Descrizione della grotta
Quando, nell’ottobre di qualche anno orsono ricevetti la telefonata dell’amico Plinio Bagnara, non diedi risalto più di tanto al fatto che avesse individuato una nuova grotta, perché in gruppo siamo abituati tutt’ora al fatto che egli riesca sempre a passare “nel posto giusto” nel corso del suo girovagare sugli altipiani del Grappa e dei Sette Comuni. Lui è un cacciatore di reperti bellici e anche di grotte e voragini, che spesso si celano agli occhi dei più. Il pozzo di cui mi raccontò in quella telefonata aspettò ben due anni prima che, all’interno di un file che raccoglie tutti “i lavori in corso d’opera e quant’altro” mi accorgessi di quell’appunto che diceva: “pozzo Plinio Monte Forcelletta – Grappa – da visionare”. Detto fatto, organizziamo un sopraluogo con lo stesso Plinio e i compagni di gruppo Alessandro Dissegna, Mirko Moro e Andrea Bianchin. Raggiungiamo Monte Forcelletta, un rilievo che sfiora i 1300 metri di quota, sito nell’area bellunese del Massiccio del Grappa, in territorio del Comune di Seren del Grappa. Una nevicata ci coglie, ma per fortuna disponiamo di due affidabili fuoristrada. Dopo una buona scarpinata giungiamo al nero imbocco della spelonca. Abbiamo con noi solo una corda lunga 35 metri e pensiamo (sbagliando) che ci basterà, visto che Plinio ha valutato la profondità del pozzo in 20/25 metri. Nessun segno di precedenti esplorazioni, nessuna siglatura, nessun dato presente sul Catasto Grotte. Bene, siamo proprio i primi ad illuminare il buio di questa grotta. Mirko Moro attrezza il pozzo riuscendo, grazie a due deviatori ben piazzati, a non piantare alcun tassello nella roccia. Scompare alla nostra vista, sempre più in basso, sempre più in basso. La sua lampada illumina un ambiente vasto, si tratta di un gran bel pozzo. Mirketto si cala ancora e finisce la corda 5 metri al di sopra di una comoda cengia e due grandi buchi neri. Centra con una pietra uno dei due fori sotto i suoi piedi e la sente precipitare nel vuoto per almeno altri 30 metri. “Alla faccia della spelonchettaaaaaaaa”, grida entusiasta prima di comunicarci che intende risalire, vista la mancanza di materiali. Tutti a casa, felici e contenti per l’inaspettata sorpresa che ci ha riservato questa nuova grotta. Prima di “tornar a baita” però di concediamo una succulenta cena in una trattoria di Seren del Grappa dove brindiamo alla nuova scoperta. Mentre stiamo brindando la TV c’informa della scomparsa del grande geologo, geografo ed esploratore Ardito Desio, responsabile “indiscusso” della gloriosa spedizione del CAI al K2 nel 1954.
Decidiamo così di dedicare la nuova grotta a Desio. Cosa ci riserverà la prossima volta l’Abisso Ardito Desio? La volta prossima non tarda a giungere. Trascorre un lungo e nervosissimo inverno. Arriva la primavera e con lei sono arrivati anche i permessi per le auto concessi dal Sig. Scopel, Sindaco di Seren del Grappa, che abbiamo prontamente contattato. Il Sindaco è molto disponibile ed interessato agli eventuali sviluppi delle esplorazioni. Grazie ai permessi riduciamo moltissimo i tempi d’avvicinamento alla grotta. Della partita il sottoscritto e i compagni di gruppo Mirko Fossa, Luca Sarissa e Davide Strapazzon. Con noi, stavolta, abbiamo una corda lunga 90 metri e per scaramanzia, solo quella. Vedere armare Mirko Fossa è sempre uno spettacolo. In men che non si dica pianta il primo spit. Fraziona a – 20 metri e raggiunge la cengia intravista da Mirko Moro la volta precedente. Luca raggiunge Mirko sulla cengia ed è proprio a lui che tocca l’attrezzamento e la discesa della nuova ampia verticale. Davide ed io intanto provvediamo all’esecuzione del rilievo e di un servizio fotografico. Il pozzone è morfologicamente molto interessante e spettacolare. Sembra di essere all’interno di quel che potrebbe diventare un gran bell’abisso.
Il sogno continua!
Ardito Desio
Ardito Desio era nato a Palmanova del Friuli il 18 aprile 1897. Una carriera accademica non ostacolata dall’impegno come volontario nella prima guerra mondiale: laurea in Scienze nel 1920 a Firenze, docenza in Geografia fisica e palentologia a Milano nel 1928, poi arricchita da quella in Geologia. Intensa l’attività esplorativa con spedizioni, dal 1922 in poi in Libia, Karakorum, Sahara (traversata del deserto in cammello), Persia, Etiopia e Albania. E ancora, dopo la conquista del K2 nel 1954, Afghanistan, Antartide (primo italiano a raggiungere il Polo Sud), Birmania e Tibet nel 1980. Nel 1987 era tornato in Himalaya, ad oltre 5000 metri di quota.