grotta_torcicollumAntefatto - Un’esplorazione speleologica ai confini della realtà, intrisa di mistero e di leggendarie memorie”. Questa la sensazione forte che abbiamo provato quando ci siamo ritrovati impegnati nell’esplorazione di una nuova grotta naturale nell’area collinare del Marosticense, situata tra i comuni di Pianezze San Lorenzo e Molvena in provincia di Vicenza.

Le Colline Marosticensi - Queste zone carsiche “alle porte di casa” già in passato ci hanno regalato non poche soddisfazioni esplorative, con la scoperta nel 1986 del Buso delle Anguane C.R.1 a Crosara, la grotta naturale non sommersa più estesa delle aree collinari poste ai piedi dell’Altopiano d’Asiago centro-orientale, con i suoi 470 metri di sviluppo. Altre grotte sono state scoperte e rilevate topograficamente nel 1995 
in località Monteferro, sempre a Pianezze San Lorenzo e in Val d’Inverno e San Luca, in Comune di Marostica. Dal punto di vista litologico la zona è caratterizzata dalla presenza di calcari Oligocenici, in particolare calcari nulliporici e strati calcareo-marnosi intercalati ai tufi basaltici. Nella Grotta Torcicollum sono presenti anche stratificazioni conglomeratiche e marne celestine di Laverda e Corsara.

La scoperta ed i luoghi - L’ingresso della “ Grotta Torcicollum” è stato scoperto qualche anno orsono grazie alle indicazioni di Stefano Bonotto, che oggi è un nostro socio. Il nome del paese di Molvena, sembrerebbe derivare dal latino “multae venae” (molte vene), che indica chiaramente che il territorio in tempi remoti sarebbe stato ricco di sorgenti d’acqua, aspetto che si evidenzia anche ai giorni nostri. L’imbocco della grotta si trova alle pendici di in vasto pianoro carsico che si sviluppa ad est di Val Onari e dell’omonimo “fosso”, in territorio comunale di Molvena (VI). L’intera area è peculiare per svariati aspetti geomorfologici, stratigrafici, e idrologici. Presenta in superficie ampi inghiottitoi e doline di subsidenza che assorbono, in periodi d’alta piovosità, gran parte  delle acque meteoriche che precipitano nell’ampio bacino idrologico circostante. Da subito ci siamo subito resi conto di trovarci di fronte ad una grotta molto interessante.


L’esplorazione - Disceso un laminatoio inclinato iniziale di sei metri ci siamo trovati innanzi a ad uno spettacolare ma strettissimo condotto freatico semi interrato lungo una decina di metri. Nell’estate del 2000, dopo varie serate di scavo abbiamo asportato la metà del terriccio occludente il cunicolo. Senza non pochi sforzi due dei nostri soci più “smilzi” sono riusciti a superare lo strettissimo condotto sotterraneo e a sbucare in ambienti più ampi. Abbiamo sudato non poco, ma alla fine siamo riusciti a superare la terribile e lunghissima strettoia, racconta ancora oggi con emozione Davide Michele Strapazzon. “E’ sicuramente la più insidiosa strettoia che abbia mai incontrato durante l’esplorazione di grotte naturali”. “Assieme a Michele (Kele) Tommasi, abbiamo continuato l’esplorazione addentrandoci sempre più all’interno della collina, proprio in direzione del gran pianoro carsico soprastante”. “E’ stata una grande sfida e molte altre si prospettano per il futuro”. La morfologia dell’area e le osservazioni effettuate farebbero infatti ipotizzare la possibilità di effettuare un collegamento tra la “Grotta Torcicollum” con altre cavità presenti più in quota.

Prospettive future - Nell’ottobre 2006 e febbraio 2007 abbiamo compiuto nuove uscite per svuotare nuovamente il lungo cunicolo che varie piene hanno inevitabilmente ostruito con nuovi depositi argillosi. Dopo un impegnativo lavoro abbiamo svuotato ancora quasi completamente il lungo ed angustissimo passaggio. Le esplorazioni al momento si sono  arrestate al cospetto di una nuova strettoia che immette in un’ampia e misteriosa sala sotterranea, più avanti l’ignoto.

Leggenda e realtà - Quel che più incuriosisce è il fatto che in zona gli abitanti si tramandano di generazione in generazione una leggenda che è ambientata proprio nell’area della Grotta Torcicollum. La leggenda narra di una chiesetta votiva inghiottita, in epoca imprecisata, da una grande voragine apertasi improvvisamente nel terreno. La chiesa sarebbe stata fatta precipitare agli inferi perché utilizzata da peccatori come luogo di perpetrazione di irriverenti e blasfemi atti sacrileghi. L’aspetto curioso è rappresentato senza dubbio dall’effettiva esistenza di un’estesa grotta sotto il pianoro carsico ove la leggenda posiziona la costruzione religiosa scomparsa. Un’esplorazione ai confini “tra realtà e leggenda” quindi, che c’impegnerà e incuriosirà ancora in futuro.

Oltre “La Terra di Mezzo” - Arranco, annaspo, cerco di mantenere la calma per non affaticare (oltre al corpo) anche la mente. Stretto, stretto, al limite dell’opprimente questo cunicolo. Forse troppo! Non desisto, mi riposo per un lunghissimo minuto, il battito del mio cuore si placa, il respiro pure. Mi rilasso, penso che se voglio ce la faccio. Quegli ultimi due metri di strettoia mi sembrano lunghi un chilometro, ma mi preparo psicologicamente a percorrerli. Elena è dietro di me, con il viso appiccicato alle suole Vibram dei miei scarponi. Mi chiede come va e soprattutto se me la sento di proseguire. Certo rispondo, mi sto concentrando un attimo. Queste, del resto, sono le piccole grandi prove da superare. Servono a vincere le proprie paure, a ponderare e saggiare i propri limiti, per sopire questa palpabile sensazione di schiacciamento, di claustrofobia pressione. Questa sensazione, in una grotta non l’ho mai provata prima, neanche alle soglie dei 1000 metri di profondità. Qui alla Grotta Torcicollum si, eccome! Mentre sono praticamente incastonato in questo strettissimo passaggio penso al piccolo Alfredino Rampi. Avevo solo 14 anni in quell’estate torrida del 1980. Rimasi profondamente scosso dall’ininterrotta visione della diretta TV da Vermicino. Già allora m’intrufolavo nelle grotte militari del Monte Grappa. La fine tragica di quel bimbo mi è sempre rimasta impressa e mi ha accompagnato nel corso della mia attività speleologica. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, in qualsiasi attività umana, ma spesso piombano addosso agli inermi. Questo aspetto mi addolora e sbigottisce, soprattutto quando m’infilo in situazioni al limite con consapevole volontà. Vale la pena? No, rischiare la pelle per superare il proprio limite non vale la pena, ma se la pena è sopportabile, allora qualcosa vale la pena rischiare. La cassa toracica scricchiola, mi ritorna alla mente la costola che mi sono fracassato 20 anni prima al “Buso delle Anguane” a Crosara di Marostica, nel tentativo (riuscito…si fa per dire) di infilarmi in un pozzo che a vederlo sembrava un tubo di una grondaia. Inspiro appena il necessario, espello l’aria dai polmoni più che posso e, contemporaneamente, con un assestato colpo di reni e talloni riesco a spingermi ancora avanti per una quindicina di centimetri. Il gioco si ripete, dieci, venti volte. Avanti, ancora avanti. Mi chiedo cosa ci sarà più avanti, forse casini ancora più grossi, forse no. Forse gli ambienti diventeranno più umani e scapperemo via verso il cuore della collina, sotto l’altopiano sovrastante. Passato, passato! Grido ad Elena. Sbuco in una saletta di un metro quadro e mi sembra di essere alla “Sala delle Mogli” in Pisatela. Prendo fiato e pianto la fedele zappetta metallica in terra. La pianto con orgoglio, quasi fossi uno degli astronauti USA che posarono per primi il piede sul suolo sabbioso dell’Altopiano di Frà Mauro, sulla Luna. Robe da non credere! La “Terra di Mezzo”, il terribile cunicolo è alle mie spalle. Elena e a soli dieci metri di distanza, ma mi sembra lontanissima. Ho impiegato un’intera mattinata per superare questo restringimento, mica poco! Mirko all’imbocco è ancora più lontano. Il pensiero che mi assilla è fisso: riuscirò a tornare indietro senza incastrarmi? Senza farmi prendere dal panico? Se, per un solo attimo, avessi la sensazione di essere “trattenuto” qui sotto? Chiamo Elena e le dico di raggiungermi studiando decimetro dopo decimetro il cunicolo. Avanza e arretra, avanza e arretra, ma continua ad avvicinarsi a me. Prende confidenza con l’infimo ambiente, con ogni piccola asperità, con ogni rarissimo slargo. E’ la seconda volta che Elena è di scena alla Torcicollum ed è entusiasta dell’esperienza esplorativa che stiamo vivendo. Del resto stiamo svuotando dal terriccio questa grotta (ininterrottamente) da quasi sei ore ed ora che vediamo la possibilità di scoprire nuove vie, non possiamo esimerci dall’essere felici. Nella “Terra di Mezzo” il casco non si può indossare, basta e avanza una cuffia in microfibra sulla testa. Elena arriva ad un metro da me, con tenacia e tecnica da speleologa di vecchia data (e pensare che ha solo 23 anni e da tre si dedica con passione alla Speleologia). Le dico che per oggi basta così, abbiamo già fatto abbastanza, siamo stanchi morti e non è il caso di proseguire l’esplorazione esausti. La prossima uscita, insieme ad altri amici del gruppo, andremo avanti, oltre la Sala “Minas Morgul”. Mirko è in attesa di notizie che non tardano ad arrivare. Davanti a me si aprono nuovi ambienti inviolati. Una nuova strettoia incombe, ma intravedo oltre un alto meandro e ancora più lontano una misteriosa sala, tutta da scoprire, tutta da sognare. Ma per oggi basta. All’Osteria del Drago Verde ci aspettano i nostri amici” con una fresca “pinta”.

Bibliografia:
  • A.P.A.T. (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici Carta Geologica d’Italia – Foglio N° 37 Bassano del Grappa - CARTA REALIZZATA DAL SERVIZIO GEOLOGICO D' ITALIA - ORGANO CARTOGRAFICO DELLO STATO (LEGGE 2/2/1960 N.68).
  • Catasto delle Aree Carsiche e delle Grotte del Veneto.

Biblioteca Geo CAI - Alcuni titoli