26
Ottobre
2011

Buso del Cardo

Un’altra pagina di diario dalla nostra speleologia

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Anche in giornate piovose come quella di ieri, si continua a cercare di entrare nel torrente sotterraneo dell’Abisso Spaurasso passando per una delle tante grotte presenti in zona Cima Grappa . Dopo i recenti tentativi compiuti da diverse squadre a Las Vegas, ieri è toccato al Buso del Cardo, una grotta scoperta da Andrea Grigoletto (il nostro “Icio”). Così, privi di titubanza, siamo partiti. Le sole due auto incrociate lungo la salita della Cadorna verso il Rifugio Bassano ci hanno anticipato il deserto che io e Maurizio Mottin avremmo trovato a Cima Grappa, punto di partenza per la nostra piccola spedizione infrasettimanale. Speravamo in un momento di tregua del maltempo ma sapevamo bene che comunque, sia lungo il percorso di avvicinamento, sia in grotta non esisteva una pericolosità ambientale legata alla pioggia. Decisi dunque a rivedere quel “buco” trovato anni prima e andare avanti nell’esplorazione, io e Maurizio ci siamo immessi con entusiasmo sul sentiero che arriva a poche decine di metri dall’ingresso. In quel momento chi ci avesse visti avrebbe sicuramente pensato che eravamo dei pazzi sotto quella pioggia che non voleva saperne di smettere, ma noi eravamo contenti di essere lì pronti ad esplorare nuovi orizzonti nel buio e quella pioggia che accompagnava i nostri pensieri, direi era quasi piacevole. Arrivati alla grotta, abbiamo armato e sceso la prima verticale di circa 10 m arrivando così su un pavimento fatto di blocchi e detriti più piccoli. L’acqua scendeva veloce in molti punti delle pareti rocciose e si infilava giù per vie al momento sconosciute. E’ probabile che quell’acqua vada ad alimentare il torrente sotterraneo dello Spaurasso, lungo la Lunga via del Frastuono. Il pensiero ci fece rabbrividire immaginando quanta acqua stesse passando in quel momento o sarebbe passata di lì a poco lungo quel fiume sotterraneo. Fu però un pensiero che durò poco; era difficile evitare di bagnarsi su quel pavimento detritico a 10 m di profondità. Siamo così entrati nel passaggio che dava accesso alla zona esplorativa posta pochi metri più avanti, spendendo un po’ di tempo per slargare alcune sezioni poco agevoli e mettere in sicurezza alcuni passaggi. Il punto interrogativo della grotta era costituito da un crocevia di fratture della roccia, in corrispondenza del quale si è concentrato il processo carsico dando vita ad una verticale di indefinita profondità. Proprio qui, anche al momento della nostra visita si convogliava una grande quantità d’acqua che ci ha messo solo pochi minuti per infradiciarci completamente. Si trattava di una verticale ostruita da un pavimento di detrito con grossi blocchi. Abbiamo provato a lanciare giù per gli interstizi dei sassi ma il rumore dell’acqua era così forte che non siamo riusciti a capire di quanto essi cadevano. Abbiamo subito iniziato un lavoro di rimozione del detrito capendo fin da subito che solo con un’altra futura spedizione saremmo forse riusciti se non altro a capire qualcosa sull’andamento di quello che, chissà? Potrebbe essere la via per entrare in Spaurasso o scoprire qualche altro impressionante abisso nel cuore del Monte Grappa. Iniziato quindi quello che sarebbe stato un lavoro da riprendere al più presto, siamo usciti continuando ad inzupparci per l’acqua che finiva in grotta, e quanta ne entrava!!! Mentre uscivamo pensavamo entrambi anche alla particolarità meteorologica di quella grotta: tutti quelli che ci sono stati dentro, noi compresi, hanno sempre rilevato flussi d’aria impulsivi. La grotta respira con intensità che cambiano o si invertono più volte nel giro di qualche minuto. Zuppi e tremanti siamo finalmente approdati al Rifugio Bassano dove siamo riusciti a cambiarci al coperto e a mangiare qualcosa con calma. Anche una volta tornati a casa ci sono volute ore per non sentire più freddo ma non ci siamo di certo pentiti di questa uscita in Grappa ed è sempre più forte il desiderio di tornarci. Vedremo la prossima volta cosa succederà.

Categorie: Attività di Campagna

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